Mangiare fra le nuvole(tte)
La fame di storie dell’essere umano non poteva tralasciare il bisogno primario del cibo e del mangiare… figurarsi quel formidabile mezzo di comunicazione multimediale che è il fumetto che vive proprio del mescolare testi e disegni come in una pentola
Negli ultimi anni non sono stati pochi gli esempi di Nona Arte (come un critico francese definì il fumetto nel 1964) ambientati in cucina, tra edicola e libreria. Alcuni sfruttando successi tv, come gli italiani Chef Rubio food fighter di Diego Cajelli & Enza Fontana e Il trono di spiedi dei Dentiblù (alias coppia Stefano Bonfanti & Barbara Barbieri). Altri raccontando ingredienti e ristoranti con un linguaggio nuovo, come il francese In cucina con Alain Passard di Christophe Blain. Eppure il cibo nei fumetti è tutt’altro che una novità… anzi, il primo esempio è addirittura precedente, con i proto-fumetti dei ragazzini pestiferi Max und Moritz dell’illustratore tedesco Wilhelm Busch nel 1865, che in un celebre libretto illustrato divorano pane e polli rubati qua e là per poi finire macinati insieme al grano e diventare a loro volta cibo per oche, che poi ispirano le marachelle delle strisce The Katzenjammer Kids (da noi Bibì e Bibò) di Rudolph Dirks che introdusse le nuvolette per i dialoghi dei personaggi dal 1897.
Le punizioni quasi dantesche per i golosi non erano rare anche nelle serie per lettori più adulti (che in USA leggono i fumetti fin dagli inizi, mentre in Italia vengono “sdoganati” soltanto con Diabolik nel 1962 e il mensile linus nel 1965), la più famosa delle quali è Dream of the Rarebit Fiend dell’immenso Winsor McCay dal 1904 al 1913 firmatosi Silas. Vi si racconta ogni volta un “Sogno del divoratore di crostini al formaggio” dopo abbuffate clamorose che creano incubi paradossali, in tavole oniriche splendidamente disegnate con protagonisti ogni volta diversi.
Non è nemmeno raro trovare del “cibo magico”, come le noccioline (a volte dette “spagnolette”) che danno grandi poteri al disneyano Superpippo (ideato nel 1965 da Bob Ogle & Paul Murry sull’esempio del prototipo Superman) o la pozione magica dei galli Asterix e Obelix di René Goscinny & Albert Uderzo che fin dalla prima avventura nel 1959 dà loro una forza sovraumana per sconfiggere i romani… fino al recente Scott Pilgrim (2004-10) di Bryan Lee O’Malley alle prese con un avversario dai superpoteri dovuti a una dieta vegana!
Un caso a sé è quello del Popeye, da noi più noto come Braccio di Ferro: apparso nella striscia Thimble Theatre di Elzie Crisler Segar nel 1929 rubando la scena e spodestandone il titolo in pochissimi anni, la sua predilezione per gli spinaci dal 1932 che gli davano una forza straordinaria divenne subito proverbiale e anzi rilanciata dagli immediati cartoni animati… suscitando la riconoscenza dei coltivatori di Crystal City in Texas, che gli eressero una statua! La mania per gli hamburger dell’amico Wimpy (da noi Poldo Sbafini) è divenuta ancor più famosa, al punto di battezzare con il suo nome una catena di fast food tuttora presente nei Paesi anglosassoni.
Come nella vita reale, in molte storie a fumetti il cibo è poi un’occasione di convivialità, facilitata da passioni come il cinghiale per Obelix, “una bistecca alta tre dita con una montagna di patatine” per Tex (ininterrottamente nelle edicole italiane dal 1948), le frittelle (in realtà i pancake) di Paperino per i tre Nipotini o la torta di mele di Nonna Papera per il goloso Ciccio, più alcuni cicli particolari di storie come i Racconti attorno al fuoco (1990-2013) firmati soprattutto da Rodolfo Cimino & Giorgio Cavazzano e i successivi Incubi in cucina (2015) sceneggiati da Giorgio Salati.
Molto gustose anche le indagini di Chew (2009-16), investigatore “cibopatico” di John Layman & Rob Guillory che odia le barbabietole (l’unico alimento di cui può cibarsi senza effetti collaterali) almeno tanto quanto la bambina-filosofa Mafalda (1964-73) odia la minestra.
In Giappone sono poi moltissimi i manga dedicati ai prodotti culinari: dal celebre Gourmet (1997) di Jirō Taniguchi ai numerosi che trattano di cucina tradizionale, così come dell’amore per onigiri e altri cibi nipponici dei pirati in One Piece (dal 1997) di Eiichirō Oda o del ninja Naruto (1999-2014) di Masashi Kishimoto che in origine avrebbe dovuto narrare le avventure di un cuoco.
Tra Nona Arte e l’arte del fornello, insomma, i riferimenti incrociati si sprecano: dai tempi dei graffiti rupestri agli chef famosi come rockstar, ne è passata di acqua in cucina…
di Loris Cantarelli